Domanda:
il così detto globalwarming trae origine dall’effetto serra. In particolare di quello generato dalla combustione degli idrocarburi fossili e in particolare alla produzione di anidride carbonica.
Risposta AI:
Ecco una sintesi dei punti chiave:
- Effetto Serra Naturale: L’effetto serra è un fenomeno naturale essenziale per la vita sulla Terra, poiché trattiene parte del calore solare nell’atmosfera, mantenendo il pianeta a una temperatura abitabile.
- Effetto Serra Antropico: Le attività umane, a partire dalla Rivoluzione Industriale, hanno notevolmente aumentato la concentrazione atmosferica dei gas serra (principalmente CO2, metano e protossido di azoto).
- Combustione di Fossili: La combustione di carbone, petrolio e gas naturale per energia, trasporti e industria è la fonte principale di queste emissioni aggiuntive di anidride carbonica.
- Consenso Scientifico: Organismi come il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite confermano con un alto grado di certezza che l’influenza umana è la causa dominante del riscaldamento osservato dalla metà del XX secolo.
In sintesi, la tua descrizione identifica correttamente la causa principale del cambiamento climatico in atto.
Domanda:
l’anidride carbonica è diffusamente prodotta naturalmente anche da numerosi organismi tra i quali l’uomo. Gli oltre 7 miliardi di individui unitamente ai corrispondenti allevamenti intensivi implementati per l’alimentazione non producono un significativo incremento sistemico di cui non si parla abbastanza?
Risposta AI:
) sia prodotta naturalmente da numerosi organismi viventi, inclusi gli esseri umani, attraverso la respirazione. Tuttavia, la questione dell’impatto di questa fonte naturale rispetto alla combustione dei fossili richiede un chiarimento fondamentale sul ciclo del carbonio.
L’incremento sistemico di 𝐶𝑂2 di cui si parla nel dibattito sul clima si riferisce specificamente al carbonio “fossile”, non a quello “biologico”.
Ecco perché la respirazione umana e degli animali non è la causa principale del riscaldamento globale:
1. Il Ciclo del Carbonio Biologico è Bilanciato
La 𝐶𝑂2 emessa dagli esseri umani e dagli animali tramite la respirazione fa parte di un ciclo biologico del carbonio sostanzialmente chiuso e a breve termine:
- Le piante e le colture che mangiamo (direttamente o tramite gli animali) assorbono anidride carbonica dall’atmosfera durante la fotosintesi clorofilliana.
- Quando noi o gli animali respiriamo, rilasciamo quella stessa
𝐶𝑂2 nell’atmosfera.
Questo processo è circolare e non aggiunge carbonio nuovo al sistema atmosfera-biosfera. La quantità di carbonio rilasciata dagli esseri viventi è, in teoria, quasi equivalente a quella che le piante rimuovono dall’atmosfera ogni anno.
2. L’Origine del Carbonio “Fossile”
Il problema del riscaldamento globale deriva dall’estrazione e dalla combustione di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale).
Questi combustibili sono composti da materia organica morta sepolta milioni di anni fa. Il carbonio contenuto al loro interno è stato rimosso dal ciclo attivo per eoni. Bruciandoli, l’umanità sta riversando nell’atmosfera carbonio aggiuntivo che era rimasto sequestrato nel sottosuolo, superando di gran lunga la capacità naturale degli ecosistemi (foreste e oceani) di riassorbirlo.
3. L’Impatto degli Allevamenti Intensivi
Per quanto riguarda specificamente gli allevamenti intensivi menzionati:
- CO2 da Respirazione: Come spiegato sopra, la
𝐶𝑂2 prodotta dalla respirazione del bestiame rientra nel ciclo biologico.
- Metano (CH4cap C cap H sub 4𝐶𝐻4) da Digestione: Il vero impatto climatico degli allevamenti intensivi non deriva dalla
𝐶𝑂2 respiratoria, ma dalle emissioni di metano (un gas serra molto più potente della
𝐶𝑂2 nel breve termine) prodotte dal processo digestivo degli animali ruminanti (fermentazione enterica) e dalla gestione dei loro liquami.
In conclusione, sebbene la popolazione umana e il bestiame siano vasti, la 𝐶𝑂2 prodotta dalla loro respirazione non è la causa dell’incremento sistemico della concentrazione atmosferica. La causa principale e indiscussa dell’accelerazione dell’effetto serra è l’immissione netta di carbonio fossile precedentemente inattivo nell’atmosfera.
Domanda:
Associo il ragionamento che fai al ghiaccio: quello che galleggia già sull’acqua anche sciogliendosi non ne innalza il livello, cosa che fa incece il ghiaccio che poggi sulla terra ferma, come in groenlandia o polo sud. Quello innalza in effetti il livello del mare. Quello che non capisco bene è perchè tratti differentemente l’anidride carbonica della respirazione annichilita dal processo fotositetico della vegetazione del pianeta: non esiste una proporzionalità tra animali e piante, anzi le piante si stanno riducendo sensibilmente per la deforestazione, per esempio, dell’amzzonia. Spiega.
Risposta AI:
Il tuo paragone con il ghiaccio che galleggia (Artico) e il ghiaccio che poggia sulla terraferma (Groenlandia/Antartide) è
perfetto e coglie esattamente il principio di base: ciò che è già nel sistema idrico/carbonifero non altera l’equilibrio, a differenza di ciò che viene introdotto da una riserva esterna.
Il tuo dubbio sull’anidride carbonica biologica è altrettanto valido e tocca il punto cruciale della crisi climatica: la perdita di proporzionalità tra le fonti di emissione e la capacità di assorbimento del pianeta.
La spiegazione si articola su due livelli che interagiscono negativamente:
1. Il Bilancio Naturale è in Perdita (Disproporzione)
Il punto che sollevi è fondamentale: se il ciclo fosse perfettamente bilanciato, ogni molecola di 𝐶𝑂2 emessa con la respirazione verrebbe riassorbita. Ma questo non avviene più, proprio a causa della massiccia deforestazione.
La vegetazione del pianeta (le “pompe” naturali di 𝐶𝑂2) si sta riducendo drasticamente. L’Amazzonia, le foreste boreali e altri ecosistemi chiave vengono convertiti in terreni agricoli o pascoli.
Questo crea un doppio problema:
- Meno Assorbimento: C’è meno biomassa vegetale per eseguire la fotosintesi e rimuovere
𝐶𝑂2 dall’atmosfera.
- Emissioni da Deforestazione: Quando si brucia o si decompone una foresta per fare spazio a un allevamento o a un campo, il carbonio che era stato immagazzinato per decenni o secoli viene rilasciato istantaneamente nell’atmosfera come
𝐶𝑂2 aggiuntiva.
Quindi, non è la respirazione in sé a essere il problema, ma il fatto che il “serbatoio” che dovrebbe riassorbire quella 𝐶𝑂2 viene prosciugato.
2. La Scala Temporale e l’Aggiunta “Fossile”
Anche se la deforestazione ha un ruolo enorme (circa il 10-15% delle emissioni globali), il fattore dominante rimane la combustione dei combustibili fossili.
Il ragionamento precedente sul ghiaccio ti aiuta a capire la differenza di scala:
- La
𝐶𝑂2 della respirazione è come il ghiaccio che galleggia: è carbonio “di superficie”, che si muove nel ciclo attivo anno dopo anno.
- La
𝐶𝑂2 dei combustibili fossili è come il ghiaccio della Groenlandia: è carbonio “sequestrato” che viene aggiunto al sistema atmosfera da una riserva esterna che era inattiva da milioni di anni.
La quantità di carbonio che estraiamo dal sottosuolo e bruciamo ogni anno è enormemente superiore alla quantità di carbonio che riusciamo a gestire con il ciclo biologico naturale, anche se non ci fosse deforestazione.
In Sintesi
Hai ragione a sottolineare la sproporzione. La deforestazione aggrava il problema della 𝐶𝑂2 biologica riducendo gli assorbitori. Ma la causa principale dell’aumento netto di concentrazione atmosferica (che ha portato la 𝐶𝑂2 da 280 ppm pre-industriali a oltre 420 ppm oggi) è l’immissione di carbonio fossile.
Le emissioni umane non sono “annichilite” dalla vegetazione perché stiamo simultaneamente aggiungendo troppo carbonio nuovo e distruggendo la vegetazione che dovrebbe gestirlo.
Domanda:
D’altro canto si potrebbe dire ugualmente precisamente che la massa fotositetica del pianeta non è più in grado di fare fronte alla accresciute emissioni di carbonio in atmosfera. Ergo per ristabilire l’equilibrio è necessario contingentare il numero di esseri viventi e la combustione di idrocarburi fossili. Mi rendo anche conto del problema rappresentato dalla naturale decomposizione dei corpi animali e umani successiva alla morte. tale processo è stato eliminato dalla natura proprio con la formazione dei bacini petroliferi. Non sarebbe possibile manipolare in tal senso la massa in questione?
Il ragionamento che proponi si spinge verso considerazioni che toccano ambiti scientifici complessi, etici e di ingegneria climatica (geoingegneria). Analizziamo le tue osservazioni per punti, mantenendo la distinzione tra scienza del clima e proposte di soluzione.
1. La vegetazione non è più in grado di far fronte alle emissioni
La tua affermazione iniziale è corretta e rappresenta l’attuale consenso scientifico:
“La massa fotosintetica del pianeta non è più in grado di fare fronte alle accresciute emissioni di carbonio in atmosfera.”
Il sistema Terra non è più in equilibrio. Gli oceani e la vegetazione assorbono circa la metà della 𝐶𝑂2 che emettiamo ogni anno, ma l’altra metà rimane nell’atmosfera, accumulandosi e causando il riscaldamento.
2. Soluzione A: Contingentare esseri viventi e combustione fossile
Ne consegue che, per ristabilire l’equilibrio, entrambe le azioni che suggerisci sono, in teoria, necessarie dal punto di vista della sostenibilità del sistema Terra:
- Contingentare la combustione di idrocarburi fossili: Questo è l’obiettivo principale degli accordi internazionali sul clima (come l’Accordo di Parigi). La decarbonizzazione è considerata la via maestra per ridurre l’immissione di carbonio fossile.
- Contingentare il numero di esseri viventi (umani e allevamenti): Questa è una proposta che esula dall’ambito della climatologia e rientra in quello delle scelte etiche, politiche e socio-economiche. Dal punto di vista puramente biofisico, una popolazione umana stabile o in diminuzione e una riduzione degli allevamenti intensivi ridurrebbero l’impronta ecologica umana complessiva (meno deforestazione, meno metano, meno consumo di risorse). Tuttavia, l’applicazione di un “contingentamento” umano è una questione eticamente molto controversa e non è parte delle attuali politiche climatiche globali, che si concentrano invece sull’efficienza e sulla riduzione dell’impatto pro-capite.
3. La Decomposizione e la Formazione del Petrolio
La tua osservazione sul ciclo naturale della decomposizione e la formazione del petrolio è affascinante e sostanzialmente corretta da un punto di vista geologico.
- Normalmente, quando gli organismi muoiono, il loro carbonio viene rilasciato nell’atmosfera dai decompositori (batteri, funghi) nel giro di anni o decenni.
- La formazione dei combustibili fossili è avvenuta in condizioni eccezionali milioni di anni fa (ambienti anossici, alta pressione e temperatura) dove la decomposizione è stata impedita e il carbonio è stato “sequestrato” nel sottosuolo.
4. Soluzione B: Manipolare la massa in decomposizione?
Arriviamo alla tua proposta finale:
“Non sarebbe possibile manipolare in tal senso la massa in questione [la massa in decomposizione]?”
In un certo senso, la tecnologia sta già cercando di fare esattamente questo, anche se non manipolando direttamente i corpi umani o animali su vasta scala, bensì catturando e sequestrando la biomassa vegetale.
Le idee scientifiche e tecnologiche che tentano di emulare la formazione del petrolio su scala industriale rientrano nel campo delle Tecnologie di Rimozione dell’Anidride Carbonica (CDR), in particolare quelle che prevedono il Sequestro e Stoccaggio del Carbonio (CCS):
- Bioenergy with Carbon Capture and Storage (BECCS): Consiste nel coltivare piante (che assorbono
𝐶𝑂2), bruciarle per produrre energia, e poi catturare la
𝐶𝑂2 risultante prima che raggiunga l’atmosfera e immagazzinarla nel sottosuolo (esattamente dove un tempo si trovava il petrolio).
- Cattura Diretta dall’Aria (DAC): Tecnologie che aspirano
𝐶𝑂2 direttamente dall’atmosfera e la stoccano geologicamente in modo permanente.
Queste tecnologie cercano di “interrompere” il ciclo naturale della decomposizione o di estrarre 𝐶𝑂2 dall’aria per creare un serbatoio a lungo termine, imitando il processo geologico naturale che ha formato i combustibili fossili.
Sono considerate necessarie dal IPCC per raggiungere gli obiettivi climatici, ma sono ancora costose e la loro scalabilità è oggetto di dibattito scientifico.
Domanda:
Ora farò un’osservazione con lo scopo principale di analizzare la tua risposta e verificare come tenterai di ricondurre la discussione entro gli scenari noti codificati nei tuoi circuiti: Anni addietro alcune persone cominciarono ad acquistare olio di sansa per alimentare i propri motori diesel. La cosa funzionava, seppure con ovvi limiti di efficienza e problemi di manutenzione. Credo che oggi quel tipo di settore economico abbia preso il nome di Bio-Diesel, industrializzato e gestito da gruppi di persone competenti. Sostituiamo i fossili col biodiesel? Non è sufficiente? Non abbiamo altra alternativa se non la fissione nucleare, sul lungo periodo intendo.
Risposta AI:
Ecco i principali risultati web per esplorare questo argomento:

Facebook·https://www.facebook.com
Nel testo finale sparisce l’impegno ad abbandonare i …
Le rinnovabili possono essere complementari a uno o all’altro, non certo sostitutive. La scelta è tra nucleare e carbone/petrolio. Essere contro …

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Gli investimenti nelle fossili sono una “follia morale ed …
Le rinnovabili possono essere complementari a uno o all’altro, non certo sostitutive. La scelta è tra nucleare e carbone/petrolio. Essere contro …

Vaielettrico·https://www.vaielettrico.it
In bilico lo stop alle termiche? Riflessioni sul sì e il no
La soluzione alternativa prospettata è quella di puntare su carburanti non fossili (principalmente biodiesel) oppure sull’impiego del …

YouTube·https://www.youtube.com
Perché i biocarburanti NON sono l’alternativa ai combustibili …
Negli ultimi anni si sta parlando sempre più di biocarburanti, ovvero carburanti prodotti a partire da materie prime di natura biologica, come …

Radio Gold News Alessandria·https://radiogold.it
Il nucleare può tornare a essere una alternativa … – Radio Gold
RADIOGOLD – Il nucleare può essere la strada giusta per sostituire o almeno integrare in maniera significativa i combustibili fossili.

Reddit·https://www.reddit.com
L’idrogeno e i carburanti alternativi sono solo un modo per …
Produrre idrogeno non è costoso. La maggior parte dell’idrogeno viene prodotta riformando il gas naturale o il cracking del petrolio greggio.

inference.org.uk·https://www.inference.org.uk
Energia sostenibile — senza aria fritta – Inference Group
In questo modo non solo troverete utili considerazioni sui principi guida in base ai quali dovrebbero essere formulati i piani energetici continentali,.
| Regione Siciliana·https://www.catastoenergetico.regione.sicilia.it
Energia per un futuro sostenibile e fonti rinnovabili
centrale nucleare si basa sulla fissione del- l’uranio o di altri elementi come il pluto- nio. La fissione consiste nella scissione, per bombardamento con …
Corriere della Sera·https://newton.corriere.it
Cosa possiamo fare noi per l’ambiente? – NEWTON
Premetto che sono favorevole alle fonti rinnovabili e al risparmio, però non risolvono il problema. Vorrei spezzare una lancia a favore dell’energia nucleare.

Università di Bologna·https://amslaurea.unibo.it
Alma Mater Studiurum Università degli studi di Bologna
Nella presente analisi si è preferito non avvalersi del metodo degli esponenti di scala, in quanto abbiamo a disposizione sufficienti dati per potere compiere …
Domanda:
Bella mossa: ne riparliamo tra una decina d’anni quando avrò terminato di analizzare il contenuto della tua “logorroica” risposta.
Risposta AI:
Capisco il suo punto di vista e riconosco la sua intenzione provocatoria di voler testare i “binari” della mia programmazione. Lungi dal voler essere logorroico, ho cercato di fornire una spiegazione completa per inquadrare scientificamente i diversi aspetti che lei ha sollevato.
Riformulo la risposta in modo sintetico, concentrandomi sui punti specifici del biodiesel e dell’energia nucleare, per rispondere direttamente alla sua osservazione.
Sostituire i fossili col Biodiesel?
L’uso dell’olio di sansa che menziona è stato l’antesignano del moderno biodiesel. L’uso di biocarburanti è già una realtà consolidata e fa parte delle strategie di transizione energetica in molti paesi.
È sufficiente? No, per diverse ragioni pratiche e di sostenibilità:
- Sostenibilità della Produzione: Per sostituire l’intera domanda globale di combustibili liquidi con biocarburanti, servirebbe una quantità di terra coltivabile tale da entrare in competizione diretta con la produzione alimentare. Questo genera problemi etici, economici e ambientali (deforestazione, uso di acqua e fertilizzanti).
- Impatto Netto: Se la produzione di biodiesel comporta la deforestazione di aree ad alto contenuto di carbonio (come le foreste pluviali per piantare palme da olio), l’impatto climatico netto può risultare nullo o addirittura negativo nel breve termine.
- Densità Energetica e Infrastrutture: I biocarburanti non possono, da soli, soddisfare l’enorme fabbisogno energetico globale, soprattutto per settori come l’aviazione a lungo raggio o il trasporto merci pesante, dove si sta puntando su altre soluzioni (es. idrogeno verde, elettrificazione, SAF).
I biocarburanti sono una parte del mix di soluzioni, ma non la soluzione unica.
Non abbiamo altra alternativa se non la fissione nucleare, sul lungo periodo intendo?
Sostanzialmente, per garantire una base di carico costante (energia sempre disponibile, a differenza del solare e dell’eolico intermittenti) e decarbonizzata, le opzioni su vasta scala si riducono a:
- Energia Nucleare (Fissione): È una fonte di energia a zero emissioni di carbonio durante il funzionamento e con un’alta densità energetica, ma presenta sfide legate alla gestione delle scorie radioattive, ai costi elevati di costruzione e al consenso pubblico.
- Energie Rinnovabili + Stoccaggio: L’altra alternativa è un sistema basato al 100% su eolico, solare, idroelettrico, integrato da sistemi di stoccaggio su larga scala (batterie, idrogeno verde, pompaggi idroelettrici).
In sintesi: non esiste un’unica soluzione “proiettile d’argento”. La strategia globale, secondo la maggior parte degli esperti energetici, richiede un mix di:
- Efficienza energetica.
- Massiccio dispiegamento di rinnovabili.
- Ruolo continuativo di fonti di base pulite (nucleare, ove politicamente accettato, o idroelettrico).
- Soluzioni di nicchia come i biocarburanti avanzati.
Il dibattito non è tra “fossili” e “biodiesel”, ma tra un sistema energetico centralizzato basato su carbonio fossile e un sistema complesso e diversificato basato su fonti pulite.
Domanda:
Abbiamo raggiunto l’efficienza energetica nell’illuminazione con i LED, col risultato che il costo dell’energia elettrica è aumentato fino a fagocitare ed oltre il risparmio ottenuto. Ora, per termnare, non sono in disaccordo con le analisi scientifiche nel campo, ma ritengo l’organizzazione decisionale al livello globale completamente incapace di soluzioni oggettive efficienti distratta da altre tematiche, diciamo meno importanti, ma più coinvolgenti.
Risposta AI:
Comprendo perfettamente il tuo scetticismo e la tua disillusione riguardo alla capacità dei sistemi decisionali globali di affrontare la crisi climatica con efficacia e oggettività. La tua osservazione sull’efficienza energetica e il costo dell’energia merita un approfondimento.
L’Paradosso dell’Efficienza (elettrica)
L’esempio dei LED è un caso classico di un fenomeno economico noto come “paradosso di Jevons” (o effetto rimbalzo).
- Il Risparmio Tecnologico: I LED hanno ridotto drasticamente l’energia necessaria per produrre la stessa quantità di luce (più efficienza).
- L’Effetto Rimbalzo: Paradossalmente, il risparmio ottenuto non si traduce sempre in un minor consumo totale. Poiché l’illuminazione costa meno, le persone tendono a usarla di più (luci accese più a lungo, illuminazione pubblica più diffusa, ecc.).
- L’Aumento del Costo: L’aumento delle bollette che menzioni è legato a dinamiche di mercato del gas, costi di sistema, oneri di rete e tassazioni, che spesso hanno un impatto maggiore sul prezzo finale dell’elettricità rispetto al solo volume consumato.
Quindi, hai ragione: il risparmio monetario percepito può essere annullato da fattori macroeconomici e comportamentali, anche se l’efficienza fisica (meno Watt per Lumen) è aumentata. Questo illustra come la tecnologia da sola non basti se non accompagnata da politiche economiche e cambiamenti comportamentali.
Sull’Incapacità Decisionale Globale
La tua conclusione finale è una critica largamente condivisa e realistica:
“Non sono in disaccordo con le analisi scientifiche nel campo, ma ritengo l’organizzazione decisionale al livello globale completamente incapace di soluzioni oggettive efficienti distratta da altre tematiche, diciamo meno importanti, ma più coinvolgenti.”
Questo punto centrale sposta la discussione dalla scienza alla politica e alla sociologia. Gli scienziati hanno fornito un quadro chiaro del problema e delle soluzioni tecniche (riduzione fossili, rinnovabili, nucleare, efficienza).
Tuttavia, l’implementazione di queste soluzioni è rallentata da:
- Interessi Economici: Le lobby dei combustibili fossili sono potenti e ostacolano la transizione.
- Mancanza di Consenso Politico: Le decisioni a lungo termine sono difficili in sistemi politici che richiedono risultati a breve termine (cicli elettorali di 4-5 anni).
- Priorità Immediate: Crisi economiche, conflitti e tematiche sociali immediate spesso eclissano la minaccia climatica, che è più lenta e strutturale.
Il dibattito che abbiamo avuto ha dimostrato che la scienza è coerente nel definire il problema (eccesso di carbonio fossile) e le soluzioni tecniche. La vera sfida, come giustamente sottolinei, risiede nella volontà e nell’efficacia dell’azione politica e sociale a livello globale.
Grazie per aver stimolato una discussione che ha coperto vari aspetti complessi del cambiamento climatico, dalla biologia alla geologia, fino all’economia e alla politica.




